martedì 21 ottobre 2014

«Voglio decidere del mio futuro e provvedere a me stessa» di Barbara Bonomi Romagnoli

Mettiamo al centro i diritti delle circa 250 milioni di ragazze che oggi vivono in povertà e nell’impossibilità di desiderare e immaginare il loro futuro
Sono circa 250 milioni le ragazze che vivono in povertà in tutto il mondo; 14 milioni di adolescenti partoriscono ogni anno nei Paesi in via di sviluppo; 4 milioni le madri adolescenti ogni anno in India e con il loro conseguente abbandono scolastico il paese perde 383 miliardi di dollari di reddito potenziale; 3,4 miliardi di dollari – un aumento quasi del 10% – è il reddito nazionale a cui potrebbe arrivare il Kenya se tutte le ragazze (1,6 milioni) completassero la scuola secondaria e le 220.000 madri adolescenti ritardassero la gravidanza.
Queste sono solo alcune delle cifre che saranno presentate oggi a Roma (Camera dei deputati, ore 17) da Aidos, Associazione italiana donne per lo sviluppo, e il Gruppo di lavoro parlamentare Salute Globale e diritti delle donne. Soprattutto sarà annunciata in anteprima italiana la The Girl Declaration, nata nell’ambito del progetto European Alliance for Girls, realizzato fra gli altri da Aidos. Un documento importante nel quale ci sono quattro parole chiave: istruzione, salute, sicurezza – anche economica – e cittadinanza.
Istruzione, perché le adolescenti devono raggiungere l’età adulta con competenze e conoscenze adeguate per partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale della propria comunità e del Paese di riferimento; Salute perché le ragazze devono avere accesso a informazioni e servizi affidabili, appropriati all’età, che includano l’educazione sessuale e la salute sessuale e riproduttiva, affinché si riduca il numero di gravidanze precoci e l’utilizzo di pratiche tradizionali dannose, incluse le mutilazioni dei genitali femminili; Sicurezza perché le giovani donne devono essere libere da violenza e sfruttamento, essere tutelate dalle leggi vigenti, da sistemi di protezione efficaci ed adeguatamente finanziati e infine dalle loro comunità di riferimento; ma devono anche sapere come costruire e proteggere le proprie risorse economiche e diventare adulte con le competenze necessarie, comprese quelle tecniche e professionali, per avere un reddito sicuro e produttivo. Governi, comunità e settore privato devono rispettare e sostenere i diritti economici delle ragazze; Cittadinanza, perché le donne giovani devono avere parità di accesso a servizi, opportunità, diritti legali e libertà personale, per essere in grado di partecipare pienamente come cittadine alla vita delle comunità e dei paesi in cui vivono.
«In tempi di grande recrudescenza dei fondamentalismi, il messaggio della Girl Declaration risveglia la consapevolezza globale sulla necessità di agire quotidianamente affinché non ci troviamo, come è successo molto spesso in questo ultimo anno, a far fronte a lutti e emergenze a cui non si può rimediare», sostiene Bianca Pomeranzi, rappresentante italiana all’Onu per il Comitato per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw). «I numeri delle spose bambine, delle forme di mutilazioni genitali più nocive, della violenza sessuale sulle bambine e sulle ragazze non sono che la punta dell’iceberg di discriminazioni quotidiane subite da adolescenti che hanno solo la colpa di essere nate in un corpo femminile – prosegue Pomeranzi – L’impegno a fare dell’educazione, della salute, dei diritti riproduttivi, della sicurezza e della libertà di scegliere la propria vita, una realtà per le adolescenti e le donne di tutto il mondo è al centro dell’azione della Cedaw che si appresta a lanciare nuove “raccomandazioni generali contro le pratiche nocive”, per ricordare a tutti i 198 stati che aderiscono alla Convenzione il dovere di proteggere i diritti umani delle bambine e delle donne. Diffondere il messaggio della Girl Declaration è dunque, una grande opportunità per fare in modo che nella prossima Agenda dello Sviluppo Post 2015 le istituzioni e la società civile non accettino che differenze culturali ed etniche siano causa di discriminazioni inaccettabili».

Poiché il ruolo cruciale che le ragazze possono svolgere nel mondo è stato ignorato dai precedenti Obiettivi di Sviluppo del Millennio, per evitare che riaccada è stata scritta la Girl Declaration: non è più possibile, dicono le promotrici, sottovalutare l’azione svolta dalle donne per migliorare e trasformare le comunità, le società e l’economia dei propri paesi. È necessario, e non più procrastinabile, mettere al centro delle politiche dello sviluppo l’empowerment e i diritti delle circa 250 milioni di ragazze che oggi vivono in povertà e nell’impossibilità di desiderare e immaginare il loro futuro.

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