“Dalla
parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti è stato ripreso
pochi anni fa da Loredana Lipperini, ex-candidata Tsipras nel mio
collegio, con il suo libro “Ancora dalla parte delle bambine”.
Quasi quarant’anni di un femminismo più attento a far emergere la
differenza donna/uomo, e a valorizzare quella delle donne, che a
rivendicare diritti politici.
Un
modo molto diretto di stare dalla parte delle bambine mettendosi in
discussione come madri e tagliando la complicità con i padri e il
loro potere. La più grande rivoluzione del Novecento, e senza
spargimento di sangue. Un contributo del femminismo alla possibile
convivenza pacifica in Europa e in Occidente, dopo l’orrore e i
genocidi delle due guerre mondiali e di nazifascismo e stalinismo.
Con un pensiero centrato sulle relazioni in un occidente ricco ed in
espansione, liberato dai sensi di colpa del precedente colonialismo.
Nel nostro paese negli anni ottanta, sotto tiro terrorista e della
strategia della tensione, questo processo fu rallentato: la caduta
del muro di Berlino nel 1989 aprì l’ultimo decennio del secolo
alle speranze di un’Europa aperta, dove le poche donne politiche
potevano finalmente misurarsi a disegnare un altro mondo possibile
insieme agli uomini e in favore delle nuove generazioni che nel nuovo
millennio avrebbero sperimentato pari opportunità. Quasi un decennio
di fondi europei furono indirizzati a questo scopo e, nel 2007, si
celebrò l’anno delle pari opportunità per tutti, coprendo
l’insuccesso dell’Europa politica, uccisa sul nascere dai no
referendari di Francia e Paesi bassi.
Dalla
parte delle bambine per preparare loro un mondo migliore, ricordando
solo saltuariamente quelle che erano le oppressioni e le violenze
(dalle mutilazioni genitali, le lapidazioni, gli stupri di guerra e
non, il mercato del sesso e il turismo sessuale, i matrimoni forzati
delle bambine) dall’altra parte del mondo.
Intanto
leader maschi in occidente ci preparavano la globalizzazione e le
guerre del petrolio e, nel 2001, all’inizio del nuovo millennio
Bill Laden, famiglia di miliardari amici USA, nato in Arabia Saudita,
metteva a segno il più spettacolare atto terroristico alle torri
gemelle e al Pentagono. L’ultimo decennio i leader ci regalarono
crisi e miseria crescente, anche culturale e politica, guerre in nome
della primavera araba e resuscitate guerre fredde, e in ultim, il
califfato IS (che ormai possiede e vende petrolio), quello della
Libia e Boko Haram. E ingiustizie sociali intollerabili, cambiamenti
climatici disastrosi, inquinamento generalizzato, violenze che
cancellano le più elementari norme di convivenza, barbarie e paura
del futuro.
Ho
voluto ricordare la storia misurata sulla mia vita, anziché
addentrarmi in analisi più o meno articolate come quelle che stanno
provenendo anche da settori del mondo femminista.
Perché
di fronte alle bambine immolate come bombe umane, stuprate e
mutilate, come di fronte ai femminicidi a cui assistono o di cui sono
vittime in tutto il mondo, io sono ormai senza parole. Questo è il
mondo che avanza, amiche mie, nonostante noi.
Posso
solo insistere: prendiamoci più potere possibile e smettiamo di
rappezzare con la nostra cura un mondo in cui gli uomini continuano a
regalarci queste civiltà. Elisabetta Addis mi lascia allibita,
insieme a Merkel e le due o tre donne che aprono il corteo di Parigi
nel triangolo dei potenti, quando si allineano agli uomini nel
rivendicare la supremazia della civiltà occidentale. Finché saremo
sottomesse e violentate fin da piccole, in una qualsiasi parte di
questo mondo globalizzato, di quale civiltà stiamo parlando?
Non
mi stancherò mai di contrastare il potere maschile e di prefigurarne
uno che ci riagganci alle società matriarcali. A Torino, con Soraya
Post rifletteremo in marzo sulla rappresentanza femminista e con
alcune relatrici della Secular Conference
http://www.secularconference.com di Londra dell’ottobre scorso
sulla laicità. Fondamentalismi, relativismo culturale, razzismi,
neoliberismi sono espressione dell’incultura e del potere maschile
che sta perdendo ogni aspirazione di dignità e libertà e sta
precipitando nella barbarie.
Aiutare
noi stesse a dirigere i processi vuol dire aiutare le nuove
generazioni di donne e le bambine di tutto il mondo, in qualsiasi
luogo del mondo si viva. E impedire che bambini siano costretti ad
uccidere, che uomini adulti continuino a farlo con Kalashnikov o con
coltelli, acidi,veleni, droni e missili. Non ci sono armi più civili
di altre nè tantomeno morti che valgono di più. Gli eroi erano
maschili come tutti i carnefici. Noi diciamo basta e sostituiamoci a
loro. Ne va della sopravvivenza stessa del pianeta: 15 anni e poi i
processi irreversibili innestati dall’homo faber nel suo percorso
di conquista della natura e delle donne, faranno molti più morti dei
kamikaze assassini.
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