giovedì 22 gennaio 2015

2015: che cosa vogliono le donne

Di tanto si è parlato nel 2014. Dalla violenza alle libertà, dalle opportunità alle capacità (pari), dai ruoli alle leadership. Di molto si è detto. E fatto. I temi delle donne sono stati spesso confrontati e condivisi sui social. Ora abbiamo chiesto a donne, femministe e no, che cosa sperano di realizzare (o avvenga) nel 2015.
Una società a due Cristina Comencini, regista
Sarebbe giusto augurarsi per il 2015 un mondo in cui le donne possano vivere e pensare liberamente, scegliere di lavorare e fare figli, salire ai vertici della società, vivere i loro sentimenti e manifestare le loro paure. Eppure vorrei rovesciare l’augurio agli uomini e al mondo, di godere della diversità delle donne, di sentire e capire quanto la società a due, pari e diversi, sia interessante e nuova: la vera, forse unica, novità della nostra epoca.
Libere di seguire il «proprio» sogno Sara Gandolfi, giornalista La27ora
Vorrei: 1. Che le ragazze di tutte le età smettessero di seguire modelli e cominciassero a seguire il proprio sogno. La domanda non è «cosa vuole quello o quell’altro?» ma «cosa voglio io?». Questo vale per noi occidentali, e dobbiamo aiutare chi in altri parti del mondo ha meno o nessuna possibilità di scelta. 2. Che la società smettesse di chiedere alle donne, siano esse madri, mogli, amanti, figlie, colleghe, dipendenti o qualsiasi altra cosa, di dimostrare ciò che valgono e di ricominciare da capo in ogni fase della propria vita (fasi che in una donna, in media, sono molte più che in un uomo).
Mettiamocela tutta Elisa Finocchiaro, responsabile per Italia Change.org
Auguro alle donne di trovare il coraggio e la forza di mettercela tutta per realizzare quel che davvero desiderano nel profondo, nella consapevolezza che dalla realizzazione di ciò dipende lo star bene di tutti. Auguro anche di riuscire a svolgere la propria occupazione – qualsiasi essa sia, qualunque sia la maniera in cui si impiega il tempo – con amore e passione.
Attenzione e cura, qualità non solo nostre  Maria Grazia Calandrone, poetessa, drammaturga, 
Per l’anno che si è appena aperto vorrei ci destinassimo l’un l’altro due intenzioni come due comandamenti laici: «attenzione» e «cura». Qualità, queste, retoricamente intese come femminili, che sono invece nel corredo genetico di entrambi i generi.
Vorrei che praticassimo la rivoluzione della gentilezza.
Non parlo – assolutamente, affatto, per niente e proprio mai – della gentilezza formale, ma della gentilezza che inevitabilmente nasce dalla identificazione con l’altro, dal riconoscimento dell’altro come un altro sé.
Accorgersi dell’esistenza degli altri è un compito arduo, agitati come siamo dal terrore di perdere l’accessorio biografico che chiamiamo “io”. Ecco, impariamo a perderci. È il solo modo per trovarci. Io ho fiducia.
Merito e senso critico  Alessia Rastelli, giornalista La27ora
Nel 2015 vorrei che fossero incoraggiati il merito e il senso critico. Più borse di studio che garantiscano il diritto alla formazione e all’emancipazione, indipendentemente da estrazione sociale, razza, sesso, provenienza geografica e qualunque altro tipo di discriminazione. Più trasparenza, poi, nei processi di ingresso nel lavoro. Oltre al merito, nutriremmo un pensiero più forte e libero, che potrebbe contagiare (positivamente) gli altri ambiti della vita privata e pubblica
Una sessualità più libera Slavina Perez, pornoattivista
Per il 2015 mi auguro che le donne siano un po’ piú libere dall’ossessione dell’amore romantico – quello melodrammatico, esclusivo e fondato sulla privatizzazione dei sentimenti – e riescano a vivere con maggiore pienezza (e impegno e soddisfazione) tutte le forme di relazione che costituiscono il tessuto vivo della nostra società. L’amore inteso come ricerca ossessiva di un compagno o una compagna«per la vita» tende infatti a depotenziare e banalizzare tutti i rapporti e i vincoli sessoaffettivi che pure costituiscono la nostra realtà di tutti i giorni, che ora più che mai ha bisogno di reti di supporto (anche economiche, visto che viviamo in tempo di crisi). Rispetto al femminismo spero che torni ad essere non solo una medaglietta da appuntarsi sul petto ma uno strumento vivo di analisi e crescita collettiva, anche perché in questo mondo malato la sorellanza è uno dei valori da riscoprire. E, last but not least, a tutti e tutte auguro che non ci manchi mai un orgasmo nel momento del bisogno (anche se diffondere informazioni e stimoli per una sessualità più libera e consapevole per quanto mi riguarda è – più che un augurio – una battaglia quotidiana allegra e instancabile)
No stereotipi Marta Serafini, giornalista La27ora
Stop al sessismo e agli stereotipi di genere usati come categoria per giudicare le scelte delle donne
Una presidente al Quirinale Giovanna Pezzuoli, giornalista La27ora
Nel 2015 vorrei che si trovassero obiettivi comuni – per esempio una candidatura femminile al Quirinale – per esprimere un movimento più visibile e compatto, superando le divisioni giovani/vecchie, emancipazioniste/queer/teoriche della differenza. E vorrei che si facessero tanti film come Viviane e Due giorni, una notte che mettono in luce il desiderio di libertà e la forza delle donne nonostante tutto.
Femminista anche quando scomodo Violetta Bellocchio, scrittrice
Donna! Il tuo futuro è bellissimo? Spero di sì. Quindi per il 2015 ti auguro due cose piccole, fattibili, alla portata di chiunque: uno, smetti di definirti «femminista» solo quando il femminismo torna comodo a te, alla tua visione del mondo e alle persone che ti stanno simpatiche; due, eliminare la transfobia in un anno è impossibile, ma informarti sulla realtà e sui diritti delle persone transgender è un primo passo necessario.
Mai più: «troia» Assunta Sarlo, fondatrice del movimento Usciamo dal silenzio
Cose piccole ( per quelle grandi non troppa fiducia) : che i ragazzi ( e gli uomini e le donne) non dicessero più troia per significare stronza per esempio. Meno sessismo ( nel linguaggio e nei comportamenti ) più gioia nello scoperta reciproca. E un po’ più di eguaglianza nelle opportunità.
Mettiamo in luce le «scandalose» verità Giorgia Serughetti, ricercatrice in studi di genere
Il 2014 è stato definito un anno grandioso per il femminismo. Uno “spartiacque”, l’ha chiamato Rebecca Solnit sul Guardian, perché ha visto ovunque insorgere le donne contro la violenza pandemica che le colpisce, e levarsi voci da ogni angolo del pianeta «con una potenza senza precedenti». Ora si apre, come in ogni ciclo, il rischio di backlash antifemministi. Nel 2015,l’anno di Pechino +20, tutte le donne del mondo dovranno sapere farvi fronte e, per dirla con Simone de Beauvoir, «comunicare, parlare, mettere in piena luce le scandalose verità che metà dell’umanità si sforza di dissimulare».
Incentivi fiscali Laura Donnini, amministratrice delegata Rcs-Libri
La mia speranza per il 2015 è che venga creato un ingente numero di posti di lavoro per le donne, supportato da meccanismi di incentivazione fiscale per le aziende che assumono e per coloro che vogliono realizzare la propria idea imprenditoriale.
Vorrei anche che venissero liberate Vanessa e Greta e assieme a loro tutte le donne che sono state ridotte in schiavitú nei Paesi guidate da estremisti islamici.
Vorrei che venissero accolti in modo civile i profughi che scappano dalle zone di guerra, garantendo i diritti civili e dignitá attraverso un’azione politica da parte dell’Europa che sia degna di questo nome. Vorrei potermi non vergognare di un Paese che si volta dall’altra parte.
Né vittime né carneficiAnna Paola Concia, attivista per i diritti LGBT
Dal 2015 vorrei queste tre cose, praticamente una rivoluzione che farebbe bene a tutti:
1) Che le donne si rappresentassero e fossero rappresentate come sono, né vittime né carnefici, persone complesse, meravigliose e capaci anche di cose orribili.
2) Sempre più donne politiche libere e autorevoli, capaci di guidare con saggezza, audacia e compassione i nostri paesi.
3) Mi sono trasferita in Germania e abito a Francoforte con mia moglie Ricarda. Vorrei che tutte le lesbiche del mondo vivessero come viviamo qui, con normalità, fra gli altri, dimenticandoci di essere una minoranza perché non ci sono discriminazioni a ricordarcelo continuamente.
Tutele anche per chi lavora nell’arte  Antonella Lattanzi, scrittrice
Per il 2015, ma in genere per la mia vita, vorrei poter fare con serenità il lavoro che mi piace, e per cui mi impegno da sempre con passione. Vorrei poter vivere senza pensare costantemente in scala ridotta a causa di ciò che la crisi ci toglie. Vorrei che essere lavoratori dell’arte e della cultura potesse sposarsi con parole come tutela, previdenza, continuità. Vorrei che a tutti, chiunque siano e qualunque lavoro svolgano, venisse richiesto l’impegno, la devozione, la cura, per se stesso e gli altri, sotto ogni aspetto.
Coraggio e autopromozione Elisabetta Gualmini,docente, presidente dell’Istituto Cattaneo e autrice de Le mamme ce la fanno (Mondadori)
Vorrei che cambiasse tutto nel 2015, perché c’è bisogno di una rottura permanente e dirompente. Su tutti i piani. Le istituzioni pubbliche devono muoversi, camminare più velocemente, restringersi nei costi e nelle dimensioni e rispondere in fretta e meglio ai cittadini. Le imprese private non devono arrendersi, ma continuare a prendersi dei rischi e a non avere paura. Le donne infine devono essere più determinate; vorrei vedere coraggio e auto-promozione da parte di donne talentuose e un po’ aggressive che finalmente occupano più posti di responsabilità.
Condivisione, pure economica Alessandra Ghimenti, videomaker, femminista e blogger
Mi piacerebbe che il 2015 fosse l’anno dell’autenticità. Della condivisione. Della curiosità. Che non si sentisse il bisogno di eroi, di crociate, di mostri, ma si ponesse più attenzione ai dettagli, alle storie, ai contesti. Che si diffondessero ulteriormente le forme economiche di condivisione, basate sulla divisione dei costi e sulla conoscenza dell’altro/a (car sharing, couch surfing, ecc). Che si sbandierassero meno iniziative per la donna e più per le donne. Che bloccassero l’aumento di tasse per le partite iva…
Non fermiamoci al «potere» Marina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome)
Questo 2015 e questa Italia impoverita e irritabile alle prese con un’angosciante transizione possono essere, per noi “ragazze”, un’ottima occasione di leadership. Le persone e le capacità le abbiamo. E le occasioni pubbliche emblematiche certo le coglieremo, battendoci per conquistare snodi di potere e lanciare segnali, a partire dalla presidenza della Repubblica. Sarebbe però un’omologazione o, peggio, un boomerang se ci fermassimo lì. Dobbiamo – a cominciare dalle nostre relazioni personali e nei movimenti delle donne – testimoniare come si può (deve) essere differenti ma eguali, distinte ma insieme, forti ma generose. Profittiamo della crisi, che è anche crisi d’un modello culturale….
Lasciamoci stupire Lucia Annibali, avvocata
Auguro a chi ha sofferto a causa di una malattia, di una perdita, di un amore infelice, il coraggio di voler ricominciare, la forza di aprire di nuovo il proprio cuore per lasciarsi stupire dalle meravigliose sorprese che la vita ha in serbo per tutti coloro che continuano a credere nel bene e nell’amore, nonostante tutto.
Scienza e tecnologia anche per le ragazze Roberta Cocco, direttore Responsabilità Sociale di Microsoft Italia
Auguro a tutte le donne di vivere finalmente la propria vita senza nessuna discriminazione e nessun limite a causa dei vecchi stereotipi e di continuare a credere nella tecnologia come alleata nel percorso verso una vera parità di genere. E alle ragazze più giovani che ancora devono scegliere la loro strada suggerisco di valutare con attenzione gli studi tecnico scientifici che possono offrire grandi opportunità per il loro futuro.
«No» a chiunque voglia limitarci Luisa Pronzato, giornalista La27ora
Cominciamo da noi. Nulla cambierà sostanzialmente finché le donne non diventeranno consapevoli di se stesse, dei propri talenti e del valore delle proprie diversità. Il resto, leggi, protezioni, tutele prenderanno senso reale se smetteremo di aspettare riconoscimenti. Il vero problema delle donne sono le donne, ammettiamolo. Ecco, mi aspetto un 2015 in cui le donne dicano no: no ai fidanzati pur di fidanzarsi, no a qualsiasi richiesta di essere quello che non si vuole essere. E questo significa anche faticare un po’ per sapere cosa si vuole e cosa no.
Al centro di sogni e prospettive Claudia Molinari game designer e story telling di videogame di We are Muesli
Che questo 2015 si riveli per ciò che può essere: un nuovo Rinascimento, e che tutte possiamo sentirci “Donne Vitruviane” al centro dei nostri sogni, qualità e prospettive.
Facciamoci carico, e fatelo pure voi Daniela Dawan, avvocato penalista e scrittrice
Per il 2015 vorrei che riaffiorasse un bene prezioso, da tempo smarrito nella nostra società: il senso di responsabilità, quella cosa che costringe a pensare, che favorisce i sentimenti autentici, che obbliga ad agire e a non voltare la testa da un’altra parte di fronte alla violenza, alla sopraffazione, all’indifferenza. Le donne, storicamente, hanno sempre avuto la capacità di farsi carico di fardelli materiali e morali. Se questo «farsi carico» fosse patrimonio più diffuso, se ciascuno fosse responsabile per se e per gli altri, ecco forse guadagneremmo qualcosa.
Cambiare il linguaggio  Silvia Neonato, redattrice di Leggendaria
Mi auguro un mondo in cui una donna segretaria di un grande sindacato non ha bisogno di farsi chiamare segretario per risultare autorevole a sé e agli altri. Né una ministra desideri il rassicurante titolo di ministro per sentirsi davvero capace e rispettata. Una società in cui i maschi giovani non vivano come una temibile offesa sentirsi dire: «non fare la femminuccia» e in cui la principessa si salva dal drago combattendo fianco a fianco col principe. Cambiare linguaggio è una delle poche rivoluzioni che non costa nulla. Economicamente, si intende. Perché in realtà costa un bel conflitto tra maschi e femmine, tra chi detiene il potere e chi vorrebbe suddividerlo in parti e modi diversi. Le parole sono i sintomi dei nostri pensieri e della nostra cultura (sessista e classista e omofoba), non sono solo forme ma anche profondi contenuti. Se no infermiera e ingMarina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome)egnera ci farebbero lo stesso effetto sonoro. E le offese più diffuse tra gli adolescenti europei non sarebbero tuttora puttana e finocchio.
L’indipendenza nelle nostre mani Raffaella Rumiati, scienziata
I propositi per il nuovo anno dovrebbero riguardare soprattutto il lavoro. Penso che sia fondamentale per le donne avere la possibilità di affermarsi professionalmente. Con questa indipendenza nelle proprie mani è possibile poi ottenere anche il resto. Spero che EXPO 2015 rappresenti un’occasione per molte donne che a vario titolo si occupano di temi legati al cibo e all’alimentazione.
Non essere scelte per l’obbedienza Bia Sarasini, direttrice di Letterate Magazine
Quello che desidero è che sempre più le donne pensino all’insieme dei problemi del mondo globalizzato, governato dalle feroci politiche neo-liberiste e patriarcali che portano alla dismisura della ricchezza in mano di pochi e alla sempre maggiore povertà. E le donne sono sempre le più povere. Donne autonome, libere, capaci, che si scelgono e non vengono scelte per la loro obbedienza, ai governi nel mondo per la trasformazione. La sapienza delle donne è fondamentale per la lotta per la giustizia e l’uguaglianza. La cura come lotta di liberazione dell’umano, per tutte e tutti.
Le regole per un Piano antiviolenza  Barbara Spinelli, avvocata Marina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonomMarina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome))
Sui diritti delle donne è tempo di “cambiare verso”. Nel 2011 e nel 2012 le donne di questo Paese hanno mostrato, anche mediante il coinvolgimento delle Nazioni Unite, qual è la strada da seguire per eliminare tutti quegli ostacoli (primi tra tutti i pregiudizi di genere) che oggi nel nostro Paese impediscono alle donne che subiscono violenza di trovare protezione effettiva e alle donne in generale l’accesso ai diritti fondamentali.
Le raccomandazioni rivolte ai nostri Governi nel 2011 dal Comitato CEDAW e dalla Relatrice Speciale dell’ONU contro la violenza sulle donne, ed anche la Convenzione di Istanbul, impongono riforme strutturali e l’adozione di politiche nazionali, efficaci e coordMarina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome)inate. Quindi il primo passo per un cambiamento effettivo dovrebbe passare attraverso il divieto assoluto di accostare la parola “emergenza” alla parola “femminicidio” . Una roadmap per il 2015 e gli anni a venire orientata all’attuazione degli obblighi internazionali assunti in materia dovrebbe includere:
- la istituzione di un organismo indipendente di monitoraggio e tutela dei diritti umani, che includa una commissione incaricata del monitoraggio e tutela dei diritti delle donne,
- una revisione efficiente del “sistema pari opportunità”, che preveda la Istituzione di un Ministero per le pari opportunità, dotato di portafoglio e di organismi consultivi permanenti con i centri antiviolenza e le associazioni femminili e a tutela dei diritti umani
- la approvazione da parte del Parlamento della legge istitutiva della Commissione bicamerale sul femminicidio
- che Governo, Parlamento e società civile, in tali sedi, possano creare una roadmap efficace di adeguamento dell’ordinamento nazionale agli obblighi internazionali in materia, mediante la predisposizione di pacchetti di riforme e di un idoneo Piano Nazionale Antiviolenza, corredato da un sistema di finanziamento permanente delle azioni di lungo termine (prevenzione e protezione) e da 
meccanismi di monitoraggio dell’efficacia delle azioni intraprese.


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