Di
tanto si è parlato nel 2014. Dalla violenza alle libertà, dalle
opportunità alle capacità (pari), dai ruoli alle leadership. Di
molto si è detto. E fatto. I temi delle donne sono stati spesso
confrontati e condivisi sui social. Ora abbiamo chiesto a donne,
femministe e no, che cosa sperano di realizzare (o avvenga) nel 2015.
Una
società a due Cristina Comencini, regista
Sarebbe
giusto augurarsi per il 2015 un mondo in cui le donne possano vivere
e pensare liberamente, scegliere di lavorare e fare figli, salire ai
vertici della società, vivere i loro sentimenti e manifestare le
loro paure. Eppure vorrei rovesciare l’augurio agli uomini e al
mondo, di godere della diversità delle donne, di sentire e capire
quanto la società a due, pari e diversi, sia interessante e nuova:
la vera, forse unica, novità della nostra epoca.
Libere
di seguire il «proprio» sogno Sara Gandolfi, giornalista La27ora
Vorrei:
1. Che le ragazze di tutte le età smettessero di seguire modelli e
cominciassero a seguire il proprio sogno. La domanda non è «cosa
vuole quello o quell’altro?» ma «cosa voglio io?». Questo vale
per noi occidentali, e dobbiamo aiutare chi in altri parti del mondo
ha meno o nessuna possibilità di scelta. 2. Che la società
smettesse di chiedere alle donne, siano esse madri, mogli, amanti,
figlie, colleghe, dipendenti o qualsiasi altra cosa, di dimostrare
ciò che valgono e di ricominciare da capo in ogni fase della propria
vita (fasi che in una donna, in media, sono molte più che in un
uomo).
Mettiamocela
tutta Elisa Finocchiaro, responsabile per Italia Change.org
Auguro
alle donne di trovare il coraggio e la forza di mettercela tutta per
realizzare quel che davvero desiderano nel profondo, nella
consapevolezza che dalla realizzazione di ciò dipende lo star bene
di tutti. Auguro anche di riuscire a svolgere la propria occupazione
– qualsiasi essa sia, qualunque sia la maniera in cui si impiega il
tempo – con amore e passione.
Attenzione
e cura, qualità non solo nostre Maria Grazia Calandrone, poetessa, drammaturga,
Per
l’anno che si è appena aperto vorrei ci destinassimo l’un
l’altro due intenzioni come due comandamenti laici: «attenzione»
e «cura». Qualità, queste, retoricamente intese come femminili,
che sono invece nel corredo genetico di entrambi i generi.
Vorrei
che praticassimo la rivoluzione della gentilezza.
Non
parlo – assolutamente, affatto, per niente e proprio mai – della
gentilezza formale, ma della gentilezza che inevitabilmente nasce
dalla identificazione con l’altro, dal riconoscimento dell’altro
come un altro sé.
Accorgersi
dell’esistenza degli altri è un compito arduo, agitati come siamo
dal terrore di perdere l’accessorio biografico che chiamiamo “io”.
Ecco, impariamo a perderci. È il solo modo per trovarci. Io ho
fiducia.
Merito
e senso critico Alessia Rastelli, giornalista La27ora
Nel
2015 vorrei che fossero incoraggiati il merito e il senso critico.
Più borse di studio che garantiscano il diritto alla formazione e
all’emancipazione, indipendentemente da estrazione sociale, razza,
sesso, provenienza geografica e qualunque altro tipo di
discriminazione. Più trasparenza, poi, nei processi di ingresso nel
lavoro. Oltre al merito, nutriremmo un pensiero più forte e libero,
che potrebbe contagiare (positivamente) gli altri ambiti della vita
privata e pubblica
Una
sessualità più libera Slavina Perez, pornoattivista
Per
il 2015 mi auguro che le donne siano un po’ piú libere
dall’ossessione dell’amore romantico – quello melodrammatico,
esclusivo e fondato sulla privatizzazione dei sentimenti – e
riescano a vivere con maggiore pienezza (e impegno e soddisfazione)
tutte le forme di relazione che costituiscono il tessuto vivo della
nostra società. L’amore inteso come ricerca ossessiva di un
compagno o una compagna«per la vita» tende infatti a depotenziare e
banalizzare tutti i rapporti e i vincoli sessoaffettivi che pure
costituiscono la nostra realtà di tutti i giorni, che ora più che
mai ha bisogno di reti di supporto (anche economiche, visto che
viviamo in tempo di crisi). Rispetto al femminismo spero che torni ad
essere non solo una medaglietta da appuntarsi sul petto ma uno
strumento vivo di analisi e crescita collettiva, anche perché in
questo mondo malato la sorellanza è uno dei valori da riscoprire. E,
last but not least, a tutti e tutte auguro che non ci manchi mai un
orgasmo nel momento del bisogno (anche se diffondere informazioni e
stimoli per una sessualità più libera e consapevole per quanto mi
riguarda è – più che un augurio – una battaglia quotidiana
allegra e instancabile)
No
stereotipi Marta Serafini, giornalista La27ora
Stop
al sessismo e agli stereotipi di genere usati come categoria per
giudicare le scelte delle donne
Una
presidente al Quirinale Giovanna Pezzuoli, giornalista La27ora
Nel
2015 vorrei che si trovassero obiettivi comuni – per esempio una
candidatura femminile al Quirinale – per esprimere un movimento più
visibile e compatto, superando le divisioni giovani/vecchie,
emancipazioniste/queer/teoriche della differenza. E vorrei che si
facessero tanti film come Viviane e Due giorni, una notte che mettono
in luce il desiderio di libertà e la forza delle donne nonostante
tutto.
Femminista
anche quando scomodo Violetta Bellocchio, scrittrice
Donna!
Il tuo futuro è bellissimo? Spero di sì. Quindi per il 2015 ti
auguro due cose piccole, fattibili, alla portata di chiunque: uno,
smetti di definirti «femminista» solo quando il femminismo torna
comodo a te, alla tua visione del mondo e alle persone che ti stanno
simpatiche; due, eliminare la transfobia in un anno è impossibile,
ma informarti sulla realtà e sui diritti delle persone transgender è
un primo passo necessario.
Mai
più: «troia» Assunta Sarlo, fondatrice del movimento Usciamo dal silenzio
Cose
piccole ( per quelle grandi non troppa fiducia) : che i ragazzi ( e
gli uomini e le donne) non dicessero più troia per significare
stronza per esempio. Meno sessismo ( nel linguaggio e nei
comportamenti ) più gioia nello scoperta reciproca. E un po’ più
di eguaglianza nelle opportunità.
Mettiamo
in luce le «scandalose» verità Giorgia Serughetti, ricercatrice in studi di genere
Il
2014 è stato definito un anno grandioso per il femminismo. Uno
“spartiacque”, l’ha chiamato Rebecca Solnit sul Guardian,
perché ha visto ovunque insorgere le donne contro la violenza
pandemica che le colpisce, e levarsi voci da ogni angolo del pianeta
«con una potenza senza precedenti». Ora si apre, come in ogni
ciclo, il rischio di backlash antifemministi. Nel 2015,l’anno di
Pechino +20, tutte le donne del mondo dovranno sapere farvi fronte e,
per dirla con Simone de Beauvoir, «comunicare, parlare, mettere in
piena luce le scandalose verità che metà dell’umanità si sforza
di dissimulare».
Incentivi
fiscali Laura Donnini, amministratrice delegata Rcs-Libri
La
mia speranza per il 2015 è che venga creato un ingente numero di
posti di lavoro per le donne, supportato da meccanismi di
incentivazione fiscale per le aziende che assumono e per coloro che
vogliono realizzare la propria idea imprenditoriale.
Vorrei
anche che venissero liberate Vanessa e Greta e assieme a loro tutte
le donne che sono state ridotte in schiavitú nei Paesi guidate da
estremisti islamici.
Vorrei
che venissero accolti in modo civile i profughi che scappano dalle
zone di guerra, garantendo i diritti civili e dignitá attraverso
un’azione politica da parte dell’Europa che sia degna di questo
nome. Vorrei potermi non vergognare di un Paese che si volta
dall’altra parte.
Né
vittime né carneficiAnna Paola Concia, attivista per i diritti LGBT
Dal
2015 vorrei queste tre cose, praticamente una rivoluzione che farebbe
bene a tutti:
1)
Che le donne si rappresentassero e fossero rappresentate come sono,
né vittime né carnefici, persone complesse, meravigliose e capaci
anche di cose orribili.
2)
Sempre più donne politiche libere e autorevoli, capaci di guidare
con saggezza, audacia e compassione i nostri paesi.
3)
Mi sono trasferita in Germania e abito a Francoforte con mia moglie
Ricarda. Vorrei che tutte le lesbiche del mondo vivessero come
viviamo qui, con normalità, fra gli altri, dimenticandoci di essere
una minoranza perché non ci sono discriminazioni a ricordarcelo
continuamente.
Tutele
anche per chi lavora nell’arte Antonella Lattanzi, scrittrice
Per
il 2015, ma in genere per la mia vita, vorrei poter fare con serenità
il lavoro che mi piace, e per cui mi impegno da sempre con passione.
Vorrei poter vivere senza pensare costantemente in scala ridotta a
causa di ciò che la crisi ci toglie. Vorrei che essere lavoratori
dell’arte e della cultura potesse sposarsi con parole come tutela,
previdenza, continuità. Vorrei che a tutti, chiunque siano e
qualunque lavoro svolgano, venisse richiesto l’impegno, la
devozione, la cura, per se stesso e gli altri, sotto ogni aspetto.
Coraggio
e autopromozione Elisabetta Gualmini,docente, presidente dell’Istituto Cattaneo e autrice de Le mamme ce la fanno (Mondadori)
Vorrei
che cambiasse tutto nel 2015, perché c’è bisogno di una rottura
permanente e dirompente. Su tutti i piani. Le istituzioni pubbliche
devono muoversi, camminare più velocemente, restringersi nei costi e
nelle dimensioni e rispondere in fretta e meglio ai cittadini. Le
imprese private non devono arrendersi, ma continuare a prendersi dei
rischi e a non avere paura. Le donne infine devono essere più
determinate; vorrei vedere coraggio e auto-promozione da parte di
donne talentuose e un po’ aggressive che finalmente occupano più
posti di responsabilità.
Condivisione,
pure economica Alessandra Ghimenti, videomaker, femminista e blogger
Mi
piacerebbe che il 2015 fosse l’anno dell’autenticità. Della
condivisione. Della curiosità. Che non si sentisse il bisogno di
eroi, di crociate, di mostri, ma si ponesse più attenzione ai
dettagli, alle storie, ai contesti. Che si diffondessero
ulteriormente le forme economiche di condivisione, basate sulla
divisione dei costi e sulla conoscenza dell’altro/a (car sharing,
couch surfing, ecc). Che si sbandierassero meno iniziative per la
donna e più per le donne. Che bloccassero l’aumento di tasse per
le partite iva…
Non
fermiamoci al «potere» Marina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome)
Questo
2015 e questa Italia impoverita e irritabile alle prese con
un’angosciante transizione possono essere, per noi “ragazze”,
un’ottima occasione di leadership. Le persone e le capacità le
abbiamo. E le occasioni pubbliche emblematiche certo le coglieremo,
battendoci per conquistare snodi di potere e lanciare segnali, a
partire dalla presidenza della Repubblica. Sarebbe però
un’omologazione o, peggio, un boomerang se ci fermassimo lì.
Dobbiamo – a cominciare dalle nostre relazioni personali e nei
movimenti delle donne – testimoniare come si può (deve) essere
differenti ma eguali, distinte ma insieme, forti ma generose.
Profittiamo della crisi, che è anche crisi d’un modello
culturale….
Lasciamoci
stupire Lucia Annibali, avvocata
Auguro
a chi ha sofferto a causa di una malattia, di una perdita, di un
amore infelice, il coraggio di voler ricominciare, la forza di aprire
di nuovo il proprio cuore per lasciarsi stupire dalle meravigliose
sorprese che la vita ha in serbo per tutti coloro che continuano a
credere nel bene e nell’amore, nonostante tutto.
Scienza
e tecnologia anche per le ragazze Roberta Cocco, direttore Responsabilità Sociale di Microsoft Italia
Auguro
a tutte le donne di vivere finalmente la propria vita senza nessuna
discriminazione e nessun limite a causa dei vecchi stereotipi e di
continuare a credere nella tecnologia come alleata nel percorso verso
una vera parità di genere. E alle ragazze più giovani che ancora
devono scegliere la loro strada suggerisco di valutare con attenzione
gli studi tecnico scientifici che possono offrire grandi opportunità
per il loro futuro.
«No» a chiunque voglia limitarci Luisa Pronzato, giornalista La27ora
Cominciamo
da noi. Nulla cambierà sostanzialmente finché le donne non
diventeranno consapevoli di se stesse, dei propri talenti e del
valore delle proprie diversità. Il resto, leggi, protezioni, tutele
prenderanno senso reale se smetteremo di aspettare riconoscimenti. Il
vero problema delle donne sono le donne, ammettiamolo. Ecco, mi
aspetto un 2015 in cui le donne dicano no: no ai fidanzati pur di
fidanzarsi, no a qualsiasi richiesta di essere quello che non si
vuole essere. E questo significa anche faticare un po’ per sapere
cosa si vuole e cosa no.
Al
centro di sogni e prospettive Claudia Molinari game designer e story telling di videogame di We are Muesli
Che
questo 2015 si riveli per ciò che può essere: un nuovo
Rinascimento, e che tutte possiamo sentirci “Donne Vitruviane” al
centro dei nostri sogni, qualità e prospettive.
Facciamoci
carico, e fatelo pure voi Daniela Dawan, avvocato penalista e scrittrice
Per
il 2015 vorrei che riaffiorasse un bene prezioso, da tempo smarrito
nella nostra società: il senso di responsabilità, quella cosa che
costringe a pensare, che favorisce i sentimenti autentici, che
obbliga ad agire e a non voltare la testa da un’altra parte di
fronte alla violenza, alla sopraffazione, all’indifferenza. Le
donne, storicamente, hanno sempre avuto la capacità di farsi carico
di fardelli materiali e morali. Se questo «farsi carico» fosse
patrimonio più diffuso, se ciascuno fosse responsabile per se e per
gli altri, ecco forse guadagneremmo qualcosa.
Cambiare
il linguaggio Silvia Neonato, redattrice di Leggendaria
Mi
auguro un mondo in cui una donna segretaria di un grande sindacato
non ha bisogno di farsi chiamare segretario per risultare autorevole
a sé e agli altri. Né una ministra desideri il rassicurante titolo
di ministro per sentirsi davvero capace e rispettata. Una società in
cui i maschi giovani non vivano come una temibile offesa sentirsi
dire: «non fare la femminuccia» e in cui la principessa si salva
dal drago combattendo fianco a fianco col principe. Cambiare
linguaggio è una delle poche rivoluzioni che non costa nulla.
Economicamente, si intende. Perché in realtà costa un bel conflitto
tra maschi e femmine, tra chi detiene il potere e chi vorrebbe
suddividerlo in parti e modi diversi. Le parole sono i sintomi dei
nostri pensieri e della nostra cultura (sessista e classista e
omofoba), non sono solo forme ma anche profondi contenuti. Se no
infermiera e ingMarina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome)egnera ci farebbero lo stesso effetto sonoro. E le
offese più diffuse tra gli adolescenti europei non sarebbero tuttora
puttana e finocchio.
L’indipendenza
nelle nostre mani Raffaella Rumiati, scienziata
I
propositi per il nuovo anno dovrebbero riguardare soprattutto il
lavoro. Penso che sia fondamentale per le donne avere la possibilità
di affermarsi professionalmente. Con questa indipendenza nelle
proprie mani è possibile poi ottenere anche il resto. Spero che EXPO
2015 rappresenti un’occasione per molte donne che a vario titolo si
occupano di temi legati al cibo e all’alimentazione.
Non
essere scelte per l’obbedienza Bia Sarasini, direttrice di Letterate Magazine
Quello
che desidero è che sempre più le donne pensino all’insieme dei
problemi del mondo globalizzato, governato dalle feroci politiche
neo-liberiste e patriarcali che portano alla dismisura della
ricchezza in mano di pochi e alla sempre maggiore povertà. E le
donne sono sempre le più povere. Donne autonome, libere, capaci, che
si scelgono e non vengono scelte per la loro obbedienza, ai governi
nel mondo per la trasformazione. La sapienza delle donne è
fondamentale per la lotta per la giustizia e l’uguaglianza. La cura
come lotta di liberazione dell’umano, per tutte e tutti.
Le
regole per un Piano antiviolenza Barbara Spinelli, avvocata Marina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonomMarina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome))
Sui
diritti delle donne è tempo di “cambiare verso”. Nel 2011 e nel
2012 le donne di questo Paese hanno mostrato, anche mediante il
coinvolgimento delle Nazioni Unite, qual è la strada da seguire per
eliminare tutti quegli ostacoli (primi tra tutti i pregiudizi di
genere) che oggi nel nostro Paese impediscono alle donne che
subiscono violenza di trovare protezione effettiva e alle donne in
generale l’accesso ai diritti fondamentali.
Le
raccomandazioni rivolte ai nostri Governi nel 2011 dal Comitato CEDAW
e dalla Relatrice Speciale dell’ONU contro la violenza sulle donne,
ed anche la Convenzione di Istanbul, impongono riforme strutturali e
l’adozione di politiche nazionali, efficaci e coordMarina Cosi, vice presidente dell’associazione GiULiA (Giornaliste unite, libere, autonome)inate. Quindi il
primo passo per un cambiamento effettivo dovrebbe passare attraverso
il divieto assoluto di accostare la parola “emergenza” alla
parola “femminicidio” . Una roadmap per il 2015 e gli anni a
venire orientata all’attuazione degli obblighi internazionali
assunti in materia dovrebbe includere:
- la
istituzione di un organismo indipendente di monitoraggio e tutela dei
diritti umani, che includa una commissione incaricata del
monitoraggio e tutela dei diritti delle donne,
-
una revisione efficiente del “sistema pari opportunità”, che
preveda la Istituzione di un Ministero per le pari opportunità,
dotato di portafoglio e di organismi consultivi permanenti con i
centri antiviolenza e le associazioni femminili e a tutela dei
diritti umani
- la
approvazione da parte del Parlamento della legge istitutiva della
Commissione bicamerale sul femminicidio
-
che Governo, Parlamento e società civile, in tali sedi, possano
creare una roadmap efficace di adeguamento dell’ordinamento
nazionale agli obblighi internazionali in materia, mediante la
predisposizione di pacchetti di riforme e di un idoneo Piano
Nazionale Antiviolenza, corredato da un sistema di finanziamento
permanente delle azioni di lungo termine (prevenzione e protezione) e
da
meccanismi di monitoraggio dell’efficacia delle azioni intraprese.
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