domenica 4 gennaio 2015

Sono nata con l’eterologa nel 1987 E non sono una marziana di Margherita De Bac

«Sono una ragazza normale, nulla di spostato. Tutti i figli dell’eterologa sono come me, sani e senza turbe psicologiche. Perché molti ci descrivono come marziani?». Clio segue con pieno coinvolgimento il dibattito che si è aperto in Italia dopo la riammissione in Italia da parte della Corte Costituzionale delle tecniche di procreazione che utilizzano gameti donati. E non ci sta ad essere tratteggiata, lei come tanti altri, in modo erroneo. I suoi genitori nel ’87 l’hanno concepita in provetta grazie ad uno spermatozoo di un uomo diverso da suo papà che aveva problemi di infertilità. È successo a Milano quando da noi non c’erano leggi e i centri potevano offrire anche queste soluzioni. «Noi non abbiamo bisogno di psicologi né coviamo rancori verso la famiglia». Dunque le coppie non si facciano scrupoli. L’eterologa è una ottima strada, se cresciuti bene i figli crescono come gli altri.

Come sei venuta al mondo, Clio?
«Mamma prima dell’eterologa aveva provato di tutto per avere bambini. Con questa tecnica al primo tentativo è rimasta incinta. Allora i centri più rinomati erano tre a Roma, Milano e Palermo».

Quando ti hanno raccontato la verità?
«Avevo 18 anni. Sul momento sono rimasta stupita e disorientata. Per circa un giorno non ho fatto altro che rimuginare. Certo potevano dirmelo prima, mi ripetevo. Poi ho rivalutato la figura di papà col quale non avevo un rapporto particolarmente confidenziale. Ho concluso che doveva essere davvero una grande persona se ha accettato di avere una figlia non sua biologicamente. Mi ha cresciuta con amore. Qualcuno sosteneva che gli somigliavo».

Hai mai avuto il desiderio di sapere chi era l’uomo che ti ha permesso di nascere?
«Dopo qualche settimana, a caldo, ho cercato di saperlo, sarei anche andata a conoscere il donatore. Ho chiamato il centro di procreazione dove ovviamente mi hanno negato l’accesso a i dati. Poi ho smesso di cercare per rispetto di mio padre. Se avesse saputo che sua figlia cercava un’altra figura ci avrebbe sofferto».

Perché volevi sapere?
«Per rafforzare il senso dell’identità, capire meglio le mie origini e comprendere perché ero fatta in un certo modo».

Chi altro conosce il tuo segreto?
«Nessuno in famiglia, solo qualche amico. La nonna mi trovava spiccicata a papà…Era bene che lo credesse. Mamma mi ha raccontato che il mio donatore è stato scelto per i colori mediterranei».

Per quale motivo hai voluto rendere nota la tua storia?

«In televisione alcuni pseudospichiatri ci descrivono come bambini destinati a crescere sbagliati. Macchè poverini. Noi, figli dell’eterologa siamo tanti e rivendichiamo le nostre origini».

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